Fabio Busiello è una figura poliedrica nel panorama artistico contemporaneo: attore, regista, coreografo, produttore e riconosciuto maestro d’armi, capace di muoversi con naturalezza tra arti marziali, teatro musicale e cinema. Una carriera costruita nel tempo, fondata sulla disciplina, sullo studio e su una continua contaminazione tra linguaggi espressivi.
Il suo percorso inizia precocemente, all’età di cinque anni, con lo studio del Kung-Fu tradizionale cinese sotto la guida del Maestro Edomondo Capocelatro. Il talento emerge fin da subito: Busiello conquista titoli italiani ed europei, sia individuali che a squadre, fino a diventare oggi un punto di riferimento nella didattica marziale, portando avanti due scuole dedicate al Kung-Fu e alle arti marziali tradizionali cinesi.
Parallelamente, si sviluppa una passione altrettanto determinante: quella per il teatro. L’incontro con il mondo del musical avviene grazie alla Compagnia dell’Arancia, che lo avvicina a una forma d’arte totale, capace di fondere corpo, voce e racconto. Dopo la formazione in Italia, Busiello si perfeziona a Londra, nell’area di Piccadilly Circus, entrando in contatto diretto con la tradizione del musical anglo-americano.
Dal 2006 intraprende un percorso professionale nel teatro musicale, firmando regie e produzioni originali e adattamenti di successo, tra cui Tre metri sopra il cielo – Il Musical, Peter Pan, Pinocchio, Rapunzel, Sarò Re e All Shook Up – Elvis Presley Tribute Musical. Esperienze che consolidano una visione artistica fondata sull’energia fisica, sul ritmo e sulla centralità del corpo come veicolo narrativo.
Questa stessa visione confluisce oggi nel suo primo progetto cinematografico, Barrus, opera scritta e interpretata dallo stesso Busiello. Un film che intreccia autobiografia, sport, sacrificio, amicizia e riscatto personale, prodotto da Leonista Film insieme ad altre realtà del settore, con la partecipazione di Gianluca Di Gennaro, Alex Belli e Claudio Camilli.
Il racconto: azione, dolore e giustizia
Ambientato tra Napoli e Roma, Barrus segue la storia di Marco Barrus, ex marine interpretato da Fabio Busiello, che rientra in Italia dopo aver dedicato la propria vita al servizio dello Stato. Il ritorno coincide con un vuoto esistenziale profondo: missioni impossibili, una lealtà tradita dalle istituzioni e la perdita della donna amata, morta durante la sua assenza.
A Napoli, città natale che non riconosce più, Marco assiste a un episodio di violenza su un autobus della linea 50: una babygang aggredisce un senzatetto, Miri. Il suo intervento istintivo cambia il corso degli eventi. Da quell’incontro nasce un percorso che conduce Marco al “Fosso”, un’arena clandestina dove si svolgono combattimenti senza regole, luogo di emarginazione ma anche di seconde possibilità.
Nel Fosso, Marco emerge per capacità e resistenza, attirando l’attenzione della federazione di MMA, che gli offre l’opportunità di competere per il titolo mondiale. Ma dietro l’apparente spettacolarizzazione della violenza si cela un sistema corrotto, intrecciato a interessi politici e imprenditoriali, responsabili anche dello sfratto di centinaia di famiglie dalle case popolari.
La scalata sportiva diventa allora una lotta morale. Nel combattimento finale, Marco non combatte solo per sé stesso, ma per gli invisibili, per i senzatetto, per chi è stato espulso dal sistema. La vittoria assume un valore simbolico: il premio e la notorietà vengono utilizzati per finanziare progetti sociali, restituendo dignità a chi l’aveva perduta.
Oltre il genere: un cinema di responsabilità
Barrus non è soltanto un film d’azione. Busiello utilizza il linguaggio del cinema di genere per costruire una narrazione etica, capace di interrogare lo spettatore su giustizia, corruzione e responsabilità individuale. Il “Fosso” diventa metafora di un sistema che prospera nell’ombra, mentre il percorso di Marco incarna la possibilità di una conversione del dolore in speranza, del tradimento in cambiamento.
Nel discorso meta-narrativo dell’opera emerge una chiara rivendicazione dei valori giusti, con l’intento di risvegliare le coscienze e di affermare che non esiste trasformazione senza sacrificio. Marco è un uomo comune e, al tempo stesso, qualcosa di più: un individuo che sceglie di agire contro le distorsioni del proprio tempo, anche quando la verità è scomoda.
Con Barrus, Fabio Busiello firma un’opera prima che riflette pienamente la sua identità artistica: fisica, etica e profondamente narrativa. Un lavoro che unisce le sue esperienze marziali, teatrali e cinematografiche in un’unica visione, orientata non solo all’intrattenimento, ma a un’idea di arte come strumento di consapevolezza e responsabilità sociale.
