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Tregua Pd sul terzo mandato, la palla al gruppo di lavoro



 Il Pd prende tempo per decidere sul terzo mandato, ma Elly Schlein ha portato a casa un risultato: ha evitato la spaccatura del partito. In direzione è passata la proposta della segreteria di creare un gruppo di lavoro che discuta una riforma complessiva degli enti locali. E quindi, che trovi una mediazione anche fra chi è a favore del terzo mandato, come sindaci e govenatori, e chi no, come Schlein. C’è una scadenza: entro giovedì. Quel giorno in commissione al Senato si voterà l’emendamento della Lega che chiede di togliere i limiti alla candidabilità per chi guida le amministrazioni locali e le Regioni. O meglio, si dovrebbe votare, perché nei corridoi del Transatlantico si parla di un possibile ritiro dell’emendamento, con conseguente slittamento della discussione a chissà quando.

“La maggioranza è spaccata, soprattutto sul terzo mandato” è stata la premessa di Schlein. Come a dire, non togliamo noi le castagne dal fuoco a loro, anzi, approfittiamone per mettere in evidenza le loro contraddizioni: se alla Lega salta il terzo mandato – è la previsione – ci sarà un “effetto domino” negli accordi di centrodestra su Autonomia e Premierato. “Anche al nostro interno ci sono sensibilità numerous – ha poi ammesso Schlein – ma noi siamo abituati a discutere e a confrontarci”. Col tavolo, ha concluso nella reproduction, “riusciremo insieme a fare un passo avanti”. 

 L’accordo sul gruppo di lavoro ha evitato che venisse presentato un ordine del giorno per il “sì” al terzo mandato: col voto ci sarebbe stato un forte rischio spaccatura. Ma il senso di quel “passo avanti” è ancora tutto da stabilire. Per esempio, il sindaco di Firenze Dario Nardella ha letto nella proposta della segreteria “l’esigenza di una sintesi unitaria. E questa sintesi prevede una disponibilità a fare un passo in avanti sulla riforma del numero dei mandati e dunque sulla previsione del terzo mandato”. Sul quel tasto ha insistito anche il governatore dell’Emilia Romagna e presidente del Pd, Stefano Bonaccini, che guida la minoranza interna al partito.

Su questo tema, la posizione di Bonaccini è analoga a quella di altri governatori, come il campano Vincenzo De Luca e il pugliese Michele Emiliano. “Se si estende il terzo mandato fino ai Comuni con quindicimila abitanti – ha detto il presidente dell’Emilia Romagna – non si capisce perché si debba evitarlo per gli altri Comuni e per i presidenti di Regione”. Stesse parole dal sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, e dal sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci Pd, Matteo Ricci: “Il Sì al terzo mandato è una scelta di buonsenso”. Il controcanto lo ha fatto il deputato Marco Sarracino: altro che ragionare sul terzo mandato, il tavolo può invece essere l’occasione per “aprire una riflessione sull’elezione diretta” di sindaci e presidenti di Regione, visto che “critichiamo l’accentramento dei poteri che sta facendo la presidente del consiglio”. Apriti cielo: “Evitiamo che passi l’thought che siamo contro l’elezione diretta dei sindaci – gli ha risposto duro Bonaccini – chi vive in una comunità apprezza di poter scegliere il sindaco o la sindaca”. Insomma, la sintesi non appare a portata di giorni: ci proverà il gruppo di lavoro composto Alessandro Alfieri, Davide Baruffi e Igor Taruffi della segreteria, dai capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga e da amministratori come Decaro, Ricci e Nardella. Il terreno davanti a Schlein, per adesso, è sminato. Ora la segretaria pensa alla Sardegna: in questi giorni sarà sull’isola per sostenere la corsa di Alessandra Todde. Domenica sarà a Cutro, nell’anniversario della strage.