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14 Ottomila senza ossigeno in un anno, inizia la sfida di Kristin Harila


Nel 2019 Nirmalpurja dava il by way of al suo Progetto possibile. Obiettivo: dimostrare di poter realizzare l’impossibile, dove per impossibile leggasi salire i 14 Ottomila in una corsa contro il tempo. Un grande successo quello portato a termine da Nims in 189 giorni, battendo il primato detenuto dal coreano Kim Chang-ho, che aveva impiegato 7 anni, 10 mesi e sei giorni, a sua volta più veloce di un mese di Jerzy Kukuczka. Un file che non ha mancato di sollevare le polemiche per l’utilizzo di ossigeno supplementare, polemiche per rispondere alle quali Purja ha tenuto a realizzare la prima salita invernale del K2 nell’inverno 2020/2021 rigorosamente senza ossigeno. A distanza di 4 anni dal Progetto possibilec’è un nuovo personaggio pronto a sfidare i propri limiti nella conquista in velocità dei 14 Ottomila: è Kristin Haril, alpinista norvegese che lo scorso anno già si period posta sulle tracce di Nims, cercando di mettere a segno le 14 salite in 6 mesi, utilizzando ossigeno, corde fisse e Sherpa. Un’avventura che si è fermata a quota 12 (in 147 giorni) per la mancata salita di Cho Oyu e Shisha Pangma a causa della mancata concessione di permessi dalle autorità cinesi (sul Cho Oyu Harila ha effettuato sempre nel 2022 due tentativi di salita dal versante nepalese, in autunno e in inverno falliti per condizioni meteo avverse la prima, per la perdita di materiale a causa del forte vento la seconda). Quest’anno ha deciso di riprovare a battere Nims ea fare anche qualcosa in più: l’ossigeno supplementare sarà infatti escluso dai giochi.

In sostanza, per il 2023 gli obiettivi saranno 2: aggiungere alla lista incompiuta i 2 Ottomila mancanti, e ripetere le precedenti 12 salite, senza ossigeno. Fattibile in così poco tempo? La prima donna a realizzare la salita dei 14 Ottomila senza ossigeno fu l’austriaca Gerlinde Kaltenbrunner e per completare l’impresa impiegò 13 anni. A seguire Nives Meroiseconda e ultima donna a completare la salita dei 14 Ottomila senza ossigeno in 19 anni. “Non è del tutto impossibile”il pensiero espresso in merito a Cronaca dell’Everest da Gelje Sherpaguida nepalese la cui collezione di Ottomila è a quota 13 (anche a lui manca il Cho Oyu), che sta accompagnando Kristin al suo primo obiettivo dell’anno: il Manaslu.

Squadra in azione sul Manaslu

La norvegese è già in azione sul Manaslu, in un piccolo workforce composto da 9 persone, tra cui il sopracitato Gelje Sherpa e Adriana Brownley. Proprio dalla Brownlee è arrivato un primo aggiornamento il 19 marzo dal campo base. “Siamo tornati sani e salvi dalla nostra prima rotazione e le corde sono state fissate fino al campo 2”. Non resta che monitorarli nelle prossime settimane.

L’incertezza della Cina

Sarà possibile quest’anno salire il Cho Oyu e lo Shisha Pangma? Nelle scorse settimane Kristin period abbastanza fiduciosa da programmare di ripartire nella corsa agli Ottomila proprio dalle due cime mancanti, per poi volare in Nepal. Ma la notizia della riapertura dei confini cinesi al turismo è arrivata “tardi” e in maniera confusa. Non period infatti chiaro se “riapertura” potesse essere assunta a sinonimo di ripresa della concessione di permessi di salita. Secondo quanto dichiarato da Lukas Furtenbach di Furtenbach Adventures a EsploratoriWeb, per la primavera 2023 è esclusa la possibilità di mettere piede sul versante tibetano dell’Everest. L’agenzia Alpenglow Expeditions ha confermato nei giorni scorsi le spedizioni in programma sul Cho Oyu in autunno e sul versante tibetano dell’Everest per la primavera 2024. Bisognerà attendere sviluppi nelle prossime settimane per comprendere se la sfida di Kristin Harila dovrà essere ridimensionata per la seconda volta.






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